FRANCESCO NOCERINO
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 2010 Sudafrica, Mozambico, Zimbabwe & Zambia

VIAGGIO DAL 09 AL 21 AGOSTO 2010

SUDAFRICA

+ Mozambico, Zimbabwe & Zambia

Tour guidato

Caleidoscopio Livingstone Tour & Valtur

 

 

SUDAFRICA

FOTO DI CITTA' DEL CAPO (CAPE TOWN)

E DINTORNI (PROVINCIA DI WESTERN CAPE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 FOTO DELLA PROVINCIA DI MPUMALANGA

E DI GAUTENG (JOHANNESBURG)

DEL SUDAFRICA

E IN PARTE MOZAMBICO

(BLYDE RIVER CANYON)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FOTO DELLA RISERVA MAKALALI

AL PARCO KRUGER (SUDAFRICA)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FOTO TRA ZIMBABWE & ZAMBIA

CASCATE VITTORIA & FIUME ZAMBESI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Racconto del viaggio

 

“La mia Africa”, "Rotolando verso sud", quasi (o oltre) “Alle falde del Kilimanjaro”!

 

Quest’anno mi è balenato per la testa (direi che il termine è appropriato, visto anche che pochi giorni prima di partire proprio una balena nelle acque di Città del Capo è piombata su una barca a vela distruggendola!) ed ho prenotato un tour guidato ricco di natura nella nazione “arcobaleno” (forse influenzato in minima parte anche dai mondiali di calcio che si sono appena conclusi, molti hanno simpatizzato x i ragazzi bafana bafana, e molti di più non dimenticheranno le vuvuzela… e chi non ha ballato e cantato il waka waka? Io l’ho messo anche come suoneria sul cell.), ed in alcuni altri stati vicini. Il Sudafrica è chiamato nazione arcobaleno x i tanti colori presenti in natura e nella sua popolazione, qui i neri, suddivisi in 9 “nazioni” o etnie (zulù, xhosa, sotho ecc), formano circa il 70% della popolazione, i bianchi sono di poco oltre il 15% (di provenienza principale britannica e olandese), i colorati o meticci sono circa il 10%.

La prima città di arrivo in Sudafrica è Johannesburg (via Monaco di Baviera), è una delle 3 capitali (le altre sono Città del Capo e Pretoria), qui manca il rappresentante del mio tour operator (Caleidoscopio – Valtur) che avrebbe dovuto assistermi nel controllo documenti e bagagli e nel nuovo imbarco sul volo per Città del Capo!

Finalmente, alle 13,00, arrivo a Cape Town e qui mi attende la mia guida italiana. Si chiama Susanna, è cubana, ha vissuto alcuni anni in Italia, e devo dire che merita molto in tutti i sensi (è preparatissima, parla bene l’italiano, ha bellissimi modi di fare e caratteriali, ecc). Qui mi porta a fare una bella visita orientativa della città, che mi sembra ordinata e pulita, pare di stare a Londra per la lingua inglese (il Sudafrica ha 11 lingue ufficiali, e le 2 più diffuse sono appunto l’inglese e l’afrikaans, le altre sono ovviamente associate all’etnia di appartenenza), la guida inglese (Susanna è costretta a fare gli straordinari con me), ed i lussureggianti giardini botanici in stile inglese (ci sono molti fiori nonostante qui siamo in pieno inverno, le temperature notturne arrivano ad un minimo di 6-7°, e quelle diurne arrivano ad un massimo di 22-23°). Alcuni edifici importanti, poi, hanno un chiaro stile antico romano con colonnati. E’ una città ricca di turismo e non solo, è qui che molti ricchi hanno la loro residenza (alcune case normali costano circa un milione di euro!). La moneta è il rand, € 1 equivale a circa 9 rand.

Girando per la città, molte sono le statue in onore di importanti personaggi storici, per lo più inglesi, i motivi sono ovviamente nella storia stessa. Il Sudafrica che è probabilmente la “culla dell’umanità”, in quanto è qui che si son trovati i primi resti dell’Homo sapiens, era abitato da gruppi bantu (zulù, xhosa, ecc), migrati nel tempo dal nordest, quando nel XV secolo i portoghesi oltrepassarono il Capo di Buona Speranza aprendo la via marittima alle Indie. Furono poi gli olandesi, con la Compagnia delle Indie, i primi a creare un insediamento stabile in Sudafrica nel XVII secolo, fondando la futura Città del Capo. Seguirono altri europei e diedero origine ad una nuova popolazione i “boeri” con una propria lingua l’afrikaans (basata principalmente sulla vecchia lingua olandese unita a molte parole di vecchie lingue europee e di alcune etnie africane). Nel XIX secolo ci fu la colonizzazione inglese a partire dalla provincia del capo (i boeri furono costretti a migrare nel nord), che portò alle guerre anglo-boeri (alcune tribù si schierarono con gli inglesi e altre con i boeri) vinte principalmente dai primi. Il XX secolo poi è noto x l’apartheid: a metà secolo alcuni ministri boeri isolarono i neri in alcuni territori, dando un ruolo predominante ai bianchi, e negando tutti i diritti ai neri. Nacque l’ANC di Nelson Mandela, e finalmente nell’ultimo decennio del XX secolo, grazie soprattutto ai xhosa dell’Anc, fu smantellato il sistema di segregazione razziale (ma come disse Mandela stesso nel “long walk to freedom”, forse non si è ancora liberi, ma solo col diritto alla non oppressione, non si è ancora compiuto l’ultimo passo del viaggio, ma solo il primo di un lungo e più difficile cammino).

Torniamo al viaggio, a questo punto va detto che Cape Town è anche nota per i suoi rilievi: La Table Mountain (la Montagna-Tavolo, per la sua sommità pianeggiante, probabilmente le rocce hanno già subìto la massima erosione, e la cima quindi è completamente piatta, a volte è coperta da una nube, che per analogia è chiamata tovaglia), la Lion’s Head (ha veramente la forma di un leone sdraiato), il Devil’s Peak, e i XII Apostoli. Dopo averle viste dal basso, il tour a questo punto prevede la salita sulla Table Mountain con la funivia. Sono arrivato in cima alla montagna, senza la mia guida che mi aspetta giù, questo trasporto mi ha ricordato la teleferica che porta al Pan di Zucchero di Rio de Janeiro. Quassù è uno spettacolo, si vede tutta la città, si vede chiaramente anche Robben Island, l’Alcatraz sudafricana (o The Rock), l’isola nelle cui carceri fu rinchiuso Nelson Mandela per ben 28 anni (46664 era il suo famoso numero). Ritorno alla funivia, per scendere giù, e qui dopo pochissimi metri la cabina si blocca e mi trovo, con altre persone, sospeso nel vuoto per quasi mezzora ad un’altezza di oltre 1000 metri! Intanto comincia a scendere notevolmente la temperatura ed io ho solo una maglietta (sono appena arrivato dall’Italia). Era solo un problema di energia elettrica per fortuna, ma l’ho capito solo quando sono tornato giù. Ora si va in albergo.

Il giorno seguente, dopo aver conosciuto Sergio e Adele, che faranno con me tutto il viaggio, si va all’Hout bay (baia del legno, qui c’era un’enorme bellissima foresta, quasi completamente cancellata per la produzione di legno) per prendere un traghetto che ci porta a Duiker Island, celebre per le sue colonie di foche. Arrivati sul posto possiamo ammirare centinaia e centinaia di questi pinnipedi, per l’esattezza sono dei leoni marini, e vivono qui solo nei primi anni della loro vita (4-5 anni).

Tornati al porto, ci rimettiamo nel monovolume, e ci dirigiamo verso il Capo di Buona Speranza, per arrivarci si percorre anche una strada privata a pagamento tenuta sempre in perfette condizioni, che negli ultimi anni ha fatto da scenario per la pubblicità di alcune case automobilistiche tedesche. Il Cape of Good Hope è conosciuto come il punto più a sud dell’Africa, e il luogo dove avviene l’incontro dei due oceani (Atlantico e Indiano), in verità però il punto più a sud è Capo Agulhas. Raggiungiamo la vetta a piedi, dove c’è anche un faro, anche qui il panorama è molto bello. Qui è notevole la presenza di babbuini (come in molti altri posti che visiteremo nei prossimi giorni), sempre alla ricerca di cibo, o qualcosa da rubare. Su una di queste spiagge ho visto delle alghe mostruose! Prima di passare alla prossima tappa del programma giornaliero, ci fermiamo in un bel ristorante con vista sul mare e sui pescatori dove ho provato un’ottima zuppa a base di mare, accompagnato da un buon vino, i vini sudafricani sono riconosciuti come tra i migliori al mondo.

Si va quindi alla Penisola del Capo dove dimorano i pinguini, è in questa zona che vengono a deporre le uova. Certo sembra strano a pensare che siamo in Africa e che ci sono i pinguini! Molto bella la Boulders beach, preferita dai pinguini, direi che già queste prime tappe sono fantastiche! Si ritorna a Città del Capo ed al giardino botanico.

Il giorno successivo abbiamo organizzato un giro in elicottero su Cape Town, emozionante è la mia prima volta in elicottero (tra i mezzi di trasporto forse mi mancava solo questo, dopo averne provati tanti negli ultimi anni). Ammiriamo spesso per strada vari balli tribali (la più gettonata canzone è ovviamente The lion sleeps tonight o anche Auimmauè auimmauè, ma ho ascoltato anche più volte “Con te partirò” in inglese!), e entriamo in qualche bar (qui la birra Peroni è molto diffusa). Visitiamo quindi il Waterfront, uno dei principali quartieri della città, qui ho comprato i primi regalini, ed è qui che è situato il nostro albergo ed anche il nuovo stadio.

In serata andiamo in quello che è considerato forse il miglior ristorante italiano di Città del Capo: 95 Keerom ( www.95keerom.com ). Elegante e prestigioso, è tutto in legno con un albero di ulivo al centro di una sala. Il proprietario, Giorgio Nava, ristoratore milanese che si è trasferito qui più di 10 anni fa, è veramente un personaggio. Ti descrive tutti i piatti nei minimi dettagli con un entusiasmo che non si può descrivere, magari dicendoti che quell’animale lo ha appena ucciso nella sua fattoria e/o appena pescato ecc ecc. E’ vero, comunque quando è arrivato qui ha importato le mucche italiane, ed assieme ad altri allevatori ha una propria farm, inoltre per hobby è anche pescatore! Dopo aver ristrutturato il presente locale in prima persona, ne ha aperto un altro quasi di fronte “Carne”, e poi altri ancora. Qui ho provato varie cose, tra cui carpacci, ravioli, carne italiana e sudafricana, ed anche una buona focaccia. Credo veramente che sia il miglior ristorante italiano che ho trovato fuori dall’Italia.

Il giorno successivo, purtroppo, lasciamo Susanna e prendiamo l’aereo (quest’anno quasi tutti i voli li farò con la South African Airline) per Johannesburg (secondo la rivista dei commercialisti che mi arriverà a settembre, è un paese ed una nazione da visitare assolutamente, ma è anche una delle città meno sicure al mondo!). Qui abbiamo incontrato la nuova guida italiana Riccardo, un brasiliano che vive qui da 20 anni e che quindi ha vissuto i notevoli cambiamenti del paese. Con la sua monovolume Mercedes Vito arriveremo, dopo varie ore, e dopo una sosta in un bel ristorante quasi nel bel mezzo di una savana, ad Hazyview nella provincia Mpumalanga, nel nordest del sudafrica ed in parte in Mozambico. E’ considerata la svizzera del sudafrica per i suoi verdi e lussureggianti paesaggi. Arrivati all’hotel mi accorgo che nell’aeroporto è stata forzata la mia valigia e manca un cellulare con una sim con abbonamento. Tale sim risulta sempre occupata, e con l’aiuto di una mia collega, in vacanza in italia, la blocchiamo (in questo maledetto aeroporto ho avuto dunque già 2 problemi!).

A questo punto devo anche parlare delle città-dormitori: qui sono chiamate township, e sono agglomerati di case, se si possono definire tali, presenti all’esterno e intorno alle città (grandi o piccole che siano), e sono più grandi delle città stesse! E’ ovvio che sono nate ai tempi dell’apartheid, qui erano segregati i neri. In passato erano vere e proprie baraccopoli, oggi sono state sostituite comunque dai mattoni, e anche se è stata abolita l’apartheid, la maggior parte dei neri che lavora in città qui è costretta a vivere, per motivi economici.

Il nuovo giorno è dedicato ad una piccola cascata, al Panorama Route, una magnifica vallata, con sosta per la visita di Pilgrim Rest (Riposo Pellegrino), antica cittadina mineraria dove fu scoperto per la prima volta l’oro, ogni minatore arrivato qui questo posto non lo ha più lasciato (anche la terra ha il colore oro!), dove ho provato delle ottime noccioline; e infine alla God’s Window (Finestra di Dio) ed allo spettacolare Blyde River Canyon (è il terzo canyon al mondo x grandezza), qui alcuni paesaggi sembrano essere lunari! Non mancano ovviamente i babbuini. Si ritorna in hotel, dove ho ancora problemi con gli adattatori di corrente.

Nella mattinata seguente lasciamo questo posto e raggiungiamo la riserva privata Makalali al Parco Kruger (non dimenticando di continuare con la profilassi antimalarica, che ho cominciato già in italia). Questo è il parco più grande d’Africa, ed è qui che vivono i big five (Leoni, Leopardi, Rinoceronti, Elefanti e Bufali) e tanti altri animali. Il Makalali è sicuramente una delle migliori riserve, qui ho partecipato a 4 fotosafari (2 all’alba e 2 al tramonto), a bordo di una jeep scoperta accompagnato da 2 esperti rangers (Shamrack & Bethuel detto Pedro). Qui ho visto nel loro habitat naturale, a portata di mano, tantissimi animali, tra cui leoni, leopardi, ghepardi, rinoceronti, elefanti, giraffe, ippopotami, zebre, impala, springbok (uno degli emblema del sudafrica), antilopi, gazzelle, gnu, iene, scimmie, babbuini, aquile, avvoltoi, ecc ecc: un vero spettacolo! In questi 2 giorni nella riserva, in cui non c’è alcun segnale di gestori telefonici, e non c’è tv, i rangers mi accompagnano al mio lodge (un alloggio monolocale in legno) tra le 19 e le 20, e qui, isolato nella savana, in mezzo agli animali che circolano liberi fuori la mia stanza, devo attenderli, ben chiuso, poco prima delle 6 di mattina! A dire il vero questa cosa non l’avevo pienamente capito prima di partire! Credo di aver visto la vera africa.

Si ritorna a Johannesburg, questa volta tutto ok, e poi il giorno successivo si parte per Victoria Falls in Zimbabwe. Già durante l’atterraggio, ma anche dopo, sembra veramente un aeroporto di un film ambientato in africa di Bud Spencer (Piedone l’africano o Io sto con gli ippopotami, che in verità furono girati in Sudafrica): piccolo, con piste quasi in terra battuta, locali piccoli con un paio di dipendenti lenti che devono fare controlli e dare il visto d’ingresso, bagagli buttati a mano alle loro spalle! Qui trovo la nuova guida, ma che parla inglese e non italiano, e dopo una lunga attesa mi porta all’hotel.

Qui ci sono 2 grandi e teoricamente lussuosi hotel, molto carini e complessi, in un gran bel verde, dotati di piscine, ristoranti bar ecc, ma in quanto ad arredamento e pitturazione, nonché alla pulizia delle stanze lasciano molto a desiderare, niente a che fare con i 5 stelle europei o asiatici (a cui mi ero abituato l’anno prima). Uscito dai parchi di questi 2 hotel adiacenti, c’è la povertà assoluta! Ci sono campi, denominati mercati del baratto, in cui attendono i turisti che gli portano soprattutto capi di abbigliamento, e loro in cambio gli danno piccoli oggettini (alcuni turisti erano già preparati, ed avevano portato per loro un piccolo bagaglio in più). Già per strada le persone ti chiedono se puoi donare il tuo abbigliamento (in particolare le scarpe).

Dopo un po scoprirò che lo Zimbabwe non ha più una sua moneta: avevano il dollaro zimbabwese, ma si svalutava enormemente e continuamente erano costretti a tagliare 6/9 zero dalle banconote, finchè un anno fa circa hanno adottato definitivamente il dollaro americano come propria moneta (negli ultimi giorni in cui circolava la loro vecchia moneta, per comprare un pezzo di pane bisognava pagare 10 miliardi di dollari zimbabwesi!), accettando anche l’euro, la sterlina, il rand, ecc. (il resto viene dato sempre in dollari americani). Le vecchie banconote zimbabwesi sono ora oggetti da collezione. Qui è difficile anche prelevare col bancomat! Per poter prelevare, spesso è necessario possedere una carta di credito visa.

In serata ci attende il boma-dinner: si tratta di una cena-spettacolo servita in un villaggio tribale, con tipici balli tribali ovviamente. Qui ho provato la carne di vari animali africani: coccodrillo (non male), impala (non mi è piaciuto), springbok (buono), bufalo, struzzo ecc.

Il giorno seguente in mattinata visitiamo le bellissime Cascate Vittoria, sono al confine tra lo Zimbabwe e lo Zambia (fanno parte delle nuove 7 meraviglie del mondo naturale). Credo che il loro fascino sia rimasto pressochè intatto a quello della loro scoperta, da parte di Livingstone, che così li descrisse: l’incensante ruggito delle cateratte, il loro flusso perpetuo rompono il silenzio della foresta… spalanco gli occhi e mi trovo di fronte all’eden, il sole del mattino ammanta d’oro queste colonne d’acqua che sembrano fumo con i colori ardenti di arcobaleni. Ovviamente le cascate, prima di tale scoperta, erano già note alle tribù locali e chiamate Mosi-oa-tunya (il fumo che tuona). Ma se la flora è rimasta intatta, in quanto sapientemente risparmiata alla spregiudicatezza edilizia e turistica, probabilmente non si può dire lo stesso per la fauna (qui si possono ammirare solo i soliti babbuini). Sono sicuramente tra le due più grandi, larghe, alte, e belle al mondo, assieme a quelle di Iguassu in Brasile, ma, forse a causa di un’enorme portata d’acqua, presentano lunghi tratti in cui si attraversa un’enorme nube di fumo d’acqua, che ne impedisce la vista di una buona parte, forse si potrà ammirare bene tutta la loro bellezza solo dall’alto. Per questo motivo preferisco quelle di Iguassu, che danno sicuramente un effetto visivo migliore, ma sono comunque meravigliose anche così… in fondo sono le 2 principali al mondo, sicuramente superiori a quelle del Niagara.

Nel pomeriggio ci attende una suggestiva crociera sul fiume zambesi. Qui oltre a scorgere alcuni animali, tra cui elefanti, coccodrilli, ippopotami ecc, possiamo ammirare un fantastico tramonto sul fiume.

Non ho parlato della religione e allora lo faccio qui. Pare che quasi l’80% della popolazione sia ormai cristiana (per lo più protestanti), pochi musulmani e buddisti (non superano il 2% ciascuna), e pochissimi legati alle vecchie divinità tribali. Qui mi pare che la religione non abbia avuto un particolare ruolo e/o influenza sulla vita moderna, come lo è stato in Cina invece. Oggi, forse, nemmeno la macumba (ancora molto diffusa in Brasile) è praticata!

Sono nuovamente nell’aeroporto zimbabwese, qualche turista italiano, arrivato nella mia stessa data, mi dice che purtroppo non ha potuto vedere Città del Capo dall’alto della Sua Table Mountain, per problemi alla teleferica, gli dico ovviamente che ne so qualcosa! Il viaggio sudafricano, purtroppo, finisce qui, peccato non aver visitato anche qualche riserva, nonché farm, nel Parco Chobe del Botswana, dove, anche se trattasi di un parco più piccolo, c’è in assoluto la maggiore concentrazione di animali, e magari passare anche per il Kilimanjaro, nonché visitare il Madagascar, chissà magari valuterò la cosa in futuro.

 

  

 Video 51 Sudafrica & dintorni 2010 

 

 

  AVANTI (PAGINA VIAGGIO 2009 IN CINA)

 

 

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